Ho passato gli ultimi due anni della mia vita con una strana sensazione.
Quella di essere aggrappato ad uno scoglio in un fiume in piena.
Da quando è nata mia figlia, lei e mia moglie sono stati il mio punto fermo, la mia ancora di salvezza... io attaccato a loro e loro a me, un centro immobile in mezzo all'incessante vorticare del mondo attorno a noi.
Siamo stati bene su quello scoglio: il covid ci è passato intorno, ha sfiorato i nostri cari e anche noi, ma ne siamo usciti indenni... facendo i dovuti scongiuri dato che, anche se l'emergenza è passata e il virus fa molta meno paura rispetto a due anni fa, intorno abbiamo ancora tanta gente ammalata.
Il mantra è stato sempre lo stesso:
"Aspettiamo che tutto si calmi, che la pandemia passi, e poi potremo andare avanti".
Ma avanti dove? dopo due anni attaccati a quello scoglio cominci a pensare che la vita sia tutta lì; che è inutile e pericoloso lasciare la presa per tentare di raggiungere la riva e che in fondo... non avevamo bisogno di nient'altro.
La famosa "Comfort zone".
Ecco, forse la nascita di una figlia mi ha impigrito.
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Non sono mai stato il tipo da sedermi sulle mani ad aspettare il ritorno di Godot; ma negli ultimi due anni, il sorriso di mia figlia è stato il centro della mia esistenza. Al diavolo le uscite la sera, le cene coi colleghi, le serate al cinema o al ristorante, la mia fiorente attività da blogger (???) o le mille idee innovative in testa che aspettavano solo una scintilla per poter diventare realtà.
Poi è arrivato il 2022.
Nel 2022, ieri, si è aperto uno spiraglio di luce in casa mia... nel senso letterale del termine.
Era da quando ci siamo trasferiti quattro anni fa che aspettavamo di cominciare i lavori per riaprire una finestra, chiusa dai precedenti proprietari e murata da noi per evitare ulteriori discussioni.
Per i nostalgici del mio blog: ne parlai esattamente QUI (perché da bravo egocentrico mi è sempre piaciuto rendere partecipe le persone dei fatti miei).
Ebbene, dopo quattro anni, diversi consulti tra avvocati, vicini e amministratori e l'imminente scadenza delle ispezioni negli appartamenti per portare avanti la ristrutturazione del palazzo... ieri ci siamo decisi e armato di mazzuola e scalpello, ho aperto un buco.
Dal buco è entrato in salone un raggio di sole.
Per la prima volta dopo quattro anni, da quando ci siamo ufficialmente insediati in casa, un fascio di luce ha sfiorato i mobili da un lato che è sempre stato in ombra.
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Mia figlia penso non se ne sia neanche accorta: la sorpresa verrà quando quel buco sarà allargato e diventerà una vera finestra.
Mia moglie, al contrario, si è commossa.
Io?
Mah, io dall'alto del mio cinismo l'ho visto come un atto dovuto. Quel raggio di sole è sempre stato un nostro diritto e ne siamo stati ingiustamente privati per ben quattro anni.
Però dietro questo cuore di pietra resta un po' di poesia e ci ho visto un messaggio...
La vita va avanti.
Nel 2022 ho acceso un finanziamento per comprare la macchina nuova, una Station Wagon familiare; prima di tutto perché nella mia vecchia Peugeot 206 del 2004 non entrava il passeggino, e secondo perché la 206 di cui sopra aveva deciso di non riuscire più ad affrontare una salita in seconda (e con una bimba piccola non me la sentivo di rischiare la caduta fuori strada durante una visita allo zio in direzione Velletri).
A gennaio di quest'anno, inoltre, ho cambiato lavoro. Ho lasciato l'azienda ed i colleghi che ho frequentato per sette anni della mia vita per fare un salto nel vuoto; abbandonando la sicurezza della posizione acquisita per dimostrare da capo quanto valgo nel mio ruolo, con colleghi che non sapevano niente di me.
Poi i lavori per la finestra, e tutto quello che ne consegue: l'idea di una surroga del mutuo e di un restyling completo del salone. L'eventualità di riaccendere antichi dissapori con i vicini di casa. Piccole cose per carità, ma tutto fa brodo e tutto serve a mettere la mano fuori dalla bolla di sicurezza.
Concludendo poi con l'agognata fine dell'emergenza Covid e lo spettro della guerra in Ucraina; entrambe buone ragioni per rimboccarsi le maniche e tornare a vivere, prima che le cose si mettano male.
Ho, quindi, deciso di abbandonare lo scoglio.
Non solo per me, ma per mia figlia... perché quale valore è più importante trasmetterle se non il coraggio di fare quel salto in avanti? Il coraggio di accettarne le conseguenze, buone o brutte che siano? Il coraggio di mettersi in gioco con lo scopo di migliorarsi?
Penso che anche questo sia il dovere di un buon papà, non credete?
PS. Ah dimenticavo: quale modo migliore per uscire dalla bolla se non riaprire la pagina bianca del proprio blog e ricominciare a scriverci dentro? :)